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La bianca cappella di nord-ovest
indica sempre la stessa guida,
ecco, io posso solo riflettere il sole
come i monti che tendono al cielo
e provare a prendermi il bene
quando spingo queste parole
in un domani lontano
che rimpiange questo momento
come vecchie preghiere di quando sei piccolo,
un buon trucco,
attraverso lo specchio,
ma sei sempre tu quella che incontri
e ti taglia le carni,
un paesaggio marino può allettare,
salverai il mondo con una figura retorica,
ma quella magia era davvero l’ultima,
ora ho smesso di vedere vita che non c’è,
se semini vetro raccogli frantumi,
credevo saresti rimasto con me,
invece sei tutto il ciarpame che combatto
in una battaglia persa in partenza.

da "il tiburtino" (aletti, roma 2012)
diamante estate 2011
a


Noi voliamo,
lo abbiam sempre fatto,
in mezzo alle avversità,
così profumiamo
di adrenalina
e la noia non ci fa sfiorire.

Un po’ come se cadessero
grosse pietre infuocate dal cielo,
io non credo che andremmo a nasconderci,
credo invece che ti stringerei,
proprio come quei due ragazzi,
quei due semi-sconosciuti,
nel turbine,
nel bar,
dietro un’università,
lo sai
che si stanno ancora baciando?

da "frantumi" e "cultura e dintorni" n. 4-5 (roma 2011)
ariano estate 2009
a

ciao vita da Agglomerato

Bianco su nero scrivo
e una chitarra suona come sempre.
Guardo la luce
e la falena non c'è più,
segno del tempo
che senza posa
inganna la forza.

Formiche avanzano in fila ordinata,
il pipistrello vola dibattendosi solo.

Riuscirò,
vecchio balcone,
a guardare la città attraverso te?

Tu la sfiori appena,
leggero,
io le ho strappato vicoli dalle viscere
e mi ha schiacciato il ventre del mostro.
E resti tu.

napoli
19 ottobre 2012
a + f

L’arabo felice
chi lo capisce?
Non vuole regole
né canovacci,
quelli li lascia
agli esattori
della miseria,
si barcamenano,
non hanno tempo,
non passano mai
accanto al cactus,
sotto l’acacia,
non sentite il creato che gioca a shangai?

Lui vuole solo
un momento di gloria,
soddisfazione
che resista al buco
che ha nell’anima,
e restare qui con te,
perché ora so chi sono,
sono finitezza ambulante,
ma dentro ho un’intermittenza di eterno,
io sono l’arabo felice,
e se muoio, poi rinasco,
io sono la fenice.

da "frantumi" e "le pagine del poeta" (pagine, roma 2010)
estate 2009
a

Parlano del buco dell’ozono,
ma il buco più grande
ce l’ho nello stomaco,
chi si prenderà cura
di questo gigante
che piange lacrime
piccole piccole?

Sono pessimista
per formazione,
sono diffidente
per appartenenza,
vidi la vita,
le chiesi quiete,
mi ritrovai all’addiaccio
con un solco profondo
sul cuore
da cui sgorgano
fiotti di versi
di ogni colore
mentre non dormo,
tutti diversi.

Poi guardai te,
ti chiesi amore,
senza remore,
tu mi abbracciasti.

Gode il diavolo
dentro il vulcano,
ché tra di noi
c’è chi non mantiene
terre promesse,
invidiose lasse
senza far nomi,
ché tra di noi
c’è chi lo batte.

Ma finché avrà vita
l’ultimo alito d’innocenza
saremo liberi,
piccola mia,
non i suoi schiavi,
e saremo quelli di oggi
con la purezza 
dei ricordi di ieri.

da "frantumi"
inverno 2010
a

Cetara
Immaginare
che tra i miei capelli
ci sia ancora
il mare,

come quella volta
sulla spiaggia
quando misurai
quanto dista
il bagnasciuga
dall'inizio
del cielo.

Torneremo
alla cascata
a guardare
i fichi d'India?
Parleremo
un'altra volta
di canzoni
sulla panchina?

da "il federiciano" (aletti, roma 2010)
a


Dipinti secchi su pareti vecchie,
relax in quel caldo agghiacciante,
nobile perché amica della gente,
non un solo no,

capelli fino a terra e fino al cielo,
nuotavo dentro i laghi dei tuoi occhi,
più piccola di una goccia di rugiada,
non andare via…

Mastico
la spina
nel mio fianco,
mi manchi
e penso
forse io ti manco,
chissà
quando ci rivediamo,
non temere,
meglio di prima,
stasera, un passo,
dodici anni fa,
credevo non ce l’avrei fatta,

quando
nella chiesa sul mare
abbandonato
a malincuore
ritornerò a pregare,
angelo ancòra
tra l’àncora e la croce.

ariano
marzo 2012
a


Napoli, centro storico
Passeggia la sera
nella mia città,
solo allora comincerai a capire
l’armonica ferita aperta,
che forse non hai aperto,
ma che di certo non contribuisci
a chiudere,

passeggia la notte
nella mia città,
ci troverai
il mondo che giri
con costosissime vacanze,
un sorriso
e tante cose buone.

Non fuggire dalla tua ombra,
lo fa già
tutto ciò che ti circonda.

da "frantumi"
ariano estate 2009
a


Benevento, Hortus Conclusus
Benevento e tu, tutto il mio amore.

Festa del sole
nel sole che guardi,
festa di un milione
di milioni di sbarchi,
non penso che il tempo
riesca ad entrare,
festa soltanto
qui con te.

Sai,
il tempo passa,
ma Lei non lo sa,
lì le cose
succedono per sempre
e l’eternità
soccombe a un bacio
perché l’hortus è chiuso
ma noi possiamo entrare,
basta lasciare il tempo
oltre il muro,
fuori dal cancello,

me l’ha detto Lui
con voce di fatina
di tutti i momenti felici,
Stellina richiama al silenzio come un film
secoli di Duchi, Principi e Papi,
proclami medievali e ceralacca,
fibule longobarde con sigilli d’oro.

Com’è possibile
fare sempre lo stesso giro
e arrivare
dov’era la partenza?
Danzano i tessitori sotto l’Arco
dove avremmo ritrovato i nostri anelli.
Guardami,
io ricordo perfettamente
tutto quello che accadrà:
il Vento porta nel mondo
la voce di un Poeta,
il Tempo passa
e il Poeta muore.

Muore?
Gladiatore sannita attende
l’ora dell’oblio che non arriva
a cavallo
né in carrozza senza cavallo,
siamo già dentro per mai più uscire,
stasera la luna è più calda del sole,
la koinè non offusca più i dialetti
come questo lampione le stelle
su cui poggia la controversa chiesa egalitaria
dopo templi egizi e dominatrici di serpenti
qui, tra fiamme e acqua santa nella pietra.

Godete
se la rete si gonfia,
ebbre di nettare
volate
sulle alte scope
tra rami e antenne,
aquile più non temete,
non più croci,
sulla nostra storia
solo luce,
acqua e luce.

ariano 24 giugno 2012
a

su di me

La mia foto
Ariano Irpino, Avellino, Italy
Antonio Oliva è nato nel 1985 ad Ariano Irpino (AV). Ha partecipato a numerosi progetti teatrali e musicali. Nel 2009 si laurea in Lettere Moderne e nel 2012 in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Dopo diverse esperienze nel 2015 si abilita all'insegnamento presso lo stesso Ateneo. Ha lavorato a Roma e Bergamo e vive itinerando.
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