Benvenuti a teatro.
Dove tutto è finto ma niente è falso.
(Gigi
Proietti)
Una delle scene più
banali all’stante viene investita di tanto significato! Tutte quelle banalità
ad un tratto si trasformano in perle…
(Dal film “Tutto può
cambiare” di John Carney)
Il teatro procura gioia
a tutti, tranne a chi lo fa.
(Dal film “Il viaggio
di Capitan Fracassa” di Ettore Scola)
- Puoi pure smettere di
pensarci, non risolverà niente.
- Io non sto pensando a
niente, mi ci state facendo pensare voi.
Marino sedeva sul
divano in collo alto nero come pantalone e stivaletto, una gamba appoggiata
sull’altra, una mano a reggere la testa, nell’altra una sigaretta.
- Non dire cazzate.
- Non è umanamente
possibile che non ci pensi. Cazzo, ci sto pensando io.
- Se pensi quello che
penso io, a cosa pensi?
- Io ho capito che sei
Pappalardo il poeta di fuoco e di ghiaccio, ma non stai parlando con un
giornalista cretino o una ragazza di Delhi, noi siamo come te.
Ennio si sistemò la
casacca colorata e si sedette.
- Hai tutte le ragioni
e fossi in te non so a quale guaio starei pensando.
- Io lo so. Pensa a
lei.
Maury fumava e
tossicchiava in direzione di Marino che guardava sempre fisso davanti a sé col
solito sguardo impenetrabile.
- E non deve. Perché so
cosa gli manca.
- E dillo anche a me
cosa mi manca. Sa tutto lui il Carl Palmer del cazzo.
- Niente ti manca, ma
senti la nostalgia dell’abitudine.
- A me piaceva
l’abitudine.
- E ci credo, anche
quella era folle.
- Chi, Eleonora?
- No, l’abitudine,
Eleonora di folle non ha mai avuto niente ed è per questo che è finita.
- Stronzate. Lo
sappiamo perché è finita. Perché tu, tu… tu!
- Mi sembri don Rodrigo
che fa la checca isterica col Griso, peste bubbonica inclusa. Mauri’ calmati,
sei tutto rosso e perdi il filo del discorso, di solito è un brutto segno.
- Tu sei un fallito! Ma
guardati. Non fai più un cazzo e vieni a dire a noi come si sta al mondo.
L’amore per gli ultimi, cause perse a palate, la passione politica del piffero…
hai visto dove ti ha portato tutto questo?
- Dovevo lasciarvi a
marcire in quella fogna!
- Buoni, buoni, perdio!
Non ha tutti i torti! Puoi trovarti un’altra Yoko e farla finita. L’astro nascente
della letteratura ormai è una stellina spenta e infreddolita, vittima di se
stesso.
- Sì, fai come lui che
ogni sera ne porta qui una diversa, quando non rientra addirittura abbracciato
a un segnale stradale come l’altra volta.
- Non farebbe male a
tutti e due, e il segnale sta bene in stanza. Marino, fratello mio, non pensare
solo alla coppia che infiammava l’Agglomerato, ricordati anche dei momenti bui,
del male.
- Me lo ricordo. Lo
vedo ogni giorno allo specchio.
- Bravo, continua a
restare lì impassibile a combattere uno specchio o la mala, peggio ancora, così
sarai tu il prossimo. Non capisci che quell’idiota dell’amico tuo…
- Mio?
- …anche mio sì, ma tu
Mari’, sempre il solito esagerato, sei capace di vedere il Moulin Rouge al
Casacuore e in un resto umano un Toulouse-Lautrec! Semplicemente se l’è
cercata, lo sapevamo tutti che finiva così, che se vai a rompere le palle ai
traffici di quelli là la fine che fai è esattamente questa, perché quello
tirava qua sotto tutte le guardie…
- E tu poi dove ti
rifornivi?
Silenzio.
- Preoccupati piuttosto
di quel mentecatto che si è trovato la tua bella. L’hai mandato all’ospedale.
- No, nemmeno di quello
devi preoccuparti. È così ricco e cacasotto che non farà niente. Stupido.
- Io ho suonato il
campanello per ben tre volte e lui non si è spostato.
- Sì, ciao…
- Questo è andato…
- Lo dico per te,
Marino. Un tempo te la facevi con l’élite dei salotti e con il ghetto, ma mi
pare che da un po’ di tempo a questa parte con l’élite abbiate bisticciato e
che ti rimane solo la voglia di invischiarti con ogni sorta di caso umano.
- Io posso fare tutto
con tutti, c’è sempre qualcosa che qualcuno non può fare con me.
- Stai esagerando.
- Sono un dannato
poeta. Da dove pensi che attinga l’astro nascente, dal maledetto Elicona o da
questo?
- Ma sentilo!, chi ti
credi di essere, Gianni Costa? Eccolo il tuo poeta! Guarda qua: “Le folli notti
di Pappalardo”. Leggi, c’è tutto: la carriera, gli amori, l’indistruttibile
lucidità mentale. Come al solito. Ma c’è scritto anche che hai aggredito un
giornalista, e pure questa sta diventando una costante.
- Beviamoci su.
- Sono d’accordo.
- Gli altri due dove
sono?
- Soliti posti.
- Uno a un provino,
l’altro a citare “L’insostenibile leggerezza dell’essere” coi compagni.
- Ragazzi… è da tempo
che voglio farvi una domanda… ma, effettivamente, di noi cinque, qua dentro,
chi è che ci abita e chi no?
continua...
continua...
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