La cultura brasiliana è un grande mare che nasconde tesori sommersi: la poesia si intreccia con la musica, il Nuovo Mondo incontra la grande tradizione europea. Ne abbiamo discusso con Gianluigi D’Agostino, esperto e studioso di cultura brasiliana.

Come ti sei avvicinato alla cultura brasiliana?
Tramite Vinícius de Moraes ho conosciuto la letteratura brasiliana. Stiamo parlando di letteratura contemporanea, molti degli autori che studio sono ancora in vita. Sono quindi andato a ritroso fino alle origini, fino al Quinhentismo (XVI secolo, subito dopo la scoperta del Brasile), una corrente parallela al Classicismo portoghese e relazionabile al Rinascimento europeo. L’autore più importante fu José de Anchieta, missionario gesuita fondatore di San Paolo e Rio de Janeiro. Si dice che egli scrivesse le sue poesie sulla sabbia usando un bastone. Veniva chiamato “prete santo volante” per la sua disposizione alla predicazione itinerante. Affrontava due volte al mese un tragitto di 105 km, oggi percorso annualmente da turisti e pellegrini, così come accade per il Cammino di Santiago di Compostela. Fino agli anni ’20 del XX secolo la letteratura brasiliana si ispira costantemente alla letteratura europea. Successivamente il Brasile si emancipa culturalmente con la “Semana de Arte Moderna” (1922) e con il Modernismo e l’Antropofagismo degli autori Oswald de Andrade e Mário de Andrade (1928). Poi si arriva al Postmodernismo e alla contemporaneità.

Chi è Vinícius de Moraes?
Vinícius de Moraes è stato uno dei più grandi poeti brasiliani, anche per la sua versatilità: cantante, autore di poesie, canzoni, opere teatrali. Dalle sue opere sono stati tratti diversi film. Era estremamente attento alle tradizioni popolari del suo Paese e fu oppositore e contestatore della dittatura. Nel suo primo periodo de Moraes era forse più vicino a Ungaretti e le sue poesie trattavano per lo più di religione. Il suo secondo periodo è considerato quello del “vero de Moraes”: egli spostò la sua attenzione sul tema dell’amore. Chi lo ha conosciuto ha affermato che fu uno dei pochi che sia riuscito a vivere poeticamente. In Brasile de Moraes rappresenta una leggenda: pare che ricevesse le visite nella vasca da bagno. La sua casa era aperta a tutti: chiunque poteva armarsi di una chitarra ed entrare. Veniva da famiglia agiata, ma era molto vicino alla gente: girava nelle favelas con un rotolo di banconote, frutto dei suoi primi ricavi come poeta, per regalarle ai poveri. Guadagnò molto, ma era sempre senza un soldo. De Moraes ha studiato in Inghilterra e ha avuto una formazione prevalentemente europea. Fu profondamente influenzato dalla filosofia dell’amicizia di Nietzsche.

A proposito dell’amicizia, parlaci del suo incontro con Ungaretti.
L’incontro avvenne in casa di Oswald de Andrade, quando de Moraes aveva 24 anni. Giuseppe Ungaretti aveva accettato una cattedra all’Università di San Paolo e rimase molto affascinato dal giovane de Moraes, tanto da tradurre in italiano poesie sue e di altri autori brasiliani. Ungaretti era stato conquistato dalla natura e dall’arte brasiliane, in particolar modo dal Barocco; considerava il Brasile “la sua patria umana”. Molti anni dopo i due si incontrarono nuovamente in Italia. Esiste un album, La vita, amico, è l’arte dell’incontro, in cui ognuno legge le poesie dell’altro e de Moraes canta alcune canzoni. Ungaretti ha anche dedicato versi a de Moraes. I due di persona non parlavano mai di poesia, ma di tutt’altro: auto, donne, musica. I caratteri dei due uomini si incastravano alla perfezione. De Moraes si sposò nove volte, aveva un vero e proprio culto della donna. Anche l’amicizia era molto importante per lui.

Erano simili anche artisticamente?
Niente affatto. Vinícius de Moraes era l’esatto opposto dell’ermetismo criptico di Ungaretti: de Moraes aveva bisogno di comunicare il più possibile, Ungaretti invece no. Il primo apparteneva al popolo, il secondo era più elitario.

De Moraes è stato uno dei primi brasiliani a coniugare musica e poesia.
Esatto: molte sue canzoni sono poesie musicate. In un’intervista egli si lamenta proprio della limitatezza delle persone che distinguono necessariamente tra musica e poesia. Ha girato l’Europa con il chitarrista italo-brasiliano Antonio Pecci, in arte Toquinho, il suo alter ego musicale. In Italia i due hanno collaborato anche con Ornella Vanoni, realizzando un album. Ai concerti de Moraes cantava, recitava e raccontava aneddoti seduto a un banchetto bevendo whisky. Erano eventi molto particolari. Fu molto vicino alla Bossa Nova, per poi staccarsene. Era molto aperto alle innovazioni e, assieme al chitarrista Baden Powell, si avvicinò all’Afrosamba. Ha collaborato con tutti i più importanti musicisti brasiliani dell’epoca.

I suoi rapporti con la dittatura militare.
La critica alla dittatura è il fil rouge della sua opera. Il Presidente lo espulse dal Brasile ordinando: “Mandate via quel vagabondo”. È sempre stato limitato e osteggiato dal potere, nonostante fosse un diplomatico. I periodi di dittatura danno luogo a una mirabile arte di protesta. Uno degli intellettuali più accaniti fu Chico Buarque, al quale de Moraes consigliò la via dell’esilio per motivi di sicurezza (infatti Buarque andrà in Italia). Le sue canzoni sono volutamente criptiche per evitare la censura, ma il messaggio è chiaro: “Il maiale è così grasso che non riesce a camminare, il coltello ha tanto tagliato che oramai non taglia più”. La dittatura zittiva gli oppositori e finanziava l’arte di favore. Fu un periodo così terribile che, a differenza di altre situazioni, anche la Chiesa osteggiò la dittatura.

In che modo si intrecciano nella cultura brasiliana letteratura e musica?
La musica popolarizza la poesia: grazie alla Bossa Nova il grande pubblico, me compreso, ha potuto avere accesso a versi stupendi che sarebbero rimasti altrimenti sconosciuti. Molti testi di de Moraes sono stati musicati da Tom Jobim (uno degli inventori della Bossa Nova, assieme a João Gilberto) e interpretate da Frank Sinatra. Vinícius de Moraes scrisse Orfeu da Conceição, una pièce teatrale che coniugava il mito di Orfeo ed Euridice con il Carnevale di Rio. Da quest’opera fu tratto il film Orfeo negro (di Marcel Camus, 1959, vincitore del Premio Oscar), che ha portato la Bossa Nova nel mondo.

www.gianzinho-culturabrasil.blogspot.it


Antonio Oliva & Filomena Roberto 2013
(da rivista Cultura e Dintorni n. 8-9)

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Ariano Irpino, Avellino, Italy
Antonio Oliva è nato nel 1985 ad Ariano Irpino (AV). Ha partecipato a numerosi progetti teatrali e musicali. Nel 2009 si laurea in Lettere Moderne e nel 2012 in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Dopo diverse esperienze nel 2015 si abilita all'insegnamento presso lo stesso Ateneo. Ha lavorato a Roma e Bergamo e vive itinerando.
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