• Jun : 23 : 2017 - Chic shock. Scene da un nuovo sogno - parte 8 - Rendez-vous alle Isole
  • Jul : 13 : 2017 - Ragazzo anno zero
  • May : 23 : 2017 - Milangeles
  • Aug : 10 : 2017 - Chic shock. Scene da un nuovo sogno - parte 9 - Flashback
  • Nov : 03 : 2017 - Chic shock / Romanzo / In uscita

Featured articles

Ragazzo anno zero Read More ...

Chic shock. Scene da un nuovo sogno - parte 9 - Flashback Read More ...

Chic shock / Romanzo / In uscita Read More ...

5

- Guarda l’Isola.
- È bellissima.
Il sole tramontava e le nuvole erano rosa e il cielo violetto.
- Sai che lassù c’è un castello? Un giorno ti ci porto.
- Magari.
Il mare era una tavola nonostante la brezza autunnale. C’era gente che passeggiava, ragazze in rollerblade e ragazzi sullo skate che si atteggiavano a gang del Bronx. Ma era solo il solito Agglomerato che faceva promesse che non poteva mantenere, che vedeva volgere al termine un altro giorno e svegliarsi un’altra notte. I ragazzi diffondevano musica e sfoggiavano undercut all’ultima moda straniera. Tatuaggi, canottiere e shorts anche se cominciava a fare freddo: ognuno doveva apparire più focoso dell’altro. Ma non c’era il Bronx, e neanche qualcosa di simile: il Lungomare è una zona piuttosto in.
- Domani quando vai in ufficio?
- Che ne so. Quando voglio. Come al solito. - Sorriso.
- Bene. Andiamo al cinema.
Patrick aveva i capelli corti e scuri e mossi, pettinati di lato con un po’ di gel. La camicia aperta, il maglione sulle spalle e un filo di barba, ma sulle guance no. I costosi jeans non raggiungevano i suoi malleoli e i mocassini marroni erano tristemente orfani di calzini.
- Lo sai che mi annoio. - sbuffò. – Mica è Natale.
- Mica è il circo. È il cinema. Ora escono i film più belli.
- Mh.
Eleonora non si sognò di nominare il teatro come avrebbe voluto. “Che cazzo blateri a fare di isole e castelli se poi devi uscirtene sempre con queste idee da zotico?” Lei era splendida come il giorno prima e quello dopo e quello dopo ancora. Capelli biondi al vento protetti dal baschetto nero, guance morbide come un marshmallow, rossetto scarlatto sul sorriso svanito. Indossava un vestitino bianco e nero stretto in vita che terminava in una gonna ariosa decisamente retrò sopra i sandali con un leggero tacco. Le calze color carne e il coprispalle la proteggevano dalla stagione fredda che stava arrivando.
- Va bene. Allora scegli tu.
- Ape?
- Ok. - fece lei, trattenendosi dal rispondere “Maya”.
- Vieni, ti porto in Riviera. - disse Patrick piuttosto teatralmente cominciando a camminare come se fosse già entrato in un locale per ricchi.
Eleonora si accese una sigaretta.
- Ti fa male.
Eleonora buttò meccanicamente la sigaretta intonsa tra gli scogli su cui le onde placide si infrangevano piano con rumore rilassante, regolare, rassicurante. Tutto ciò che lei non era.
- Andiamo.
- Sì. Comunque sono stata bene. – disse Eleonora cercando di sciogliere i nervi, ed era sincera.
- Anch’io. - Il suo principe la baciò.
Il venticello agitava vistosamente le cime degli alberi sulla villa comunale ora. I bambini giocavano, le biciclette passavano, si stava molto bene senza macchine e col bike-sharing. Turisti, pescatori e grandi imbarcazioni all’orizzonte: tutti sembravano voler veleggiare lontano da quella città ora così apparentemente tranquilla, e accendevano le luci a bordo.
Costeggiarono il lungomare e fecero per attraversare in direzione della piazza.
Una bimba se ne stava tutta sola spalle al mare, sporca, scarmigliata, con indosso vestiti a casaccio e un volto inespressivo.
- Guarda. - Il tono di Patrick era tra lo sprezzante, il pietoso e il non realmente interessato. - Stai seguendo? Quando la smetteranno?
- Quella è rom, non c’entra niente. Tu stai seguendo?
La risposta non ci fu, ma tutti la conoscevano.
Drin.
Drin.
Drin.
Si udì solo questo, e poi un botto sordo, quasi un’esplosione.
La mattina seguente Gennaro Brighi, uno degli imprenditori più affermati dell’Agglomerato, non vide il suo rampollo Patrick presentarsi in azienda, al mobilificio Brighi, a che ora voleva lui, né vide i suoi mocassini né i suoi calzini, che comunque non ci sarebbero stati, perché in quel tardo pomeriggio di novembre Marino Pappalardo, l’affermato scrittore dell’Agglomerato che non scriveva più, armato di canottiera, zoccoli, costume da bagno, molla per i capelli e soprattutto di bicicletta noleggiata gratis, con lo sguardo fisso sul bersaglio e senza alcuna espressione sul volto, nel bel mezzo del viavai del Lungomare, lo aveva investito a tutta velocità.
Il ricco rampollo giaceva a terra, e il terrore e la sorpresa erano forse più grandi del dolore provocato dalla botta pazzesca al fianco, la spalla lussata e i jeans strappati. Marino era atterrato in piedi, con la bicicletta in mano. Eleonora era sotto shock, come anche il resto degli astanti. Solo la bambina sembrava non aver notato nulla di strano. Nessuno proferiva parola. Improvvisamente Marino vide la bambina.
- Ancora? - disse con fare di rimprovero. - Quando la smetterai?
La sistemò sul sellino. - Sbrighiamoci che mi scade il tempo.

La strana coppia sfrecciò verso la Zona Est tra la folla allibita. La ruota davanti era storta, ma i due arrivarono a destinazione, la bici fu resa in tempo e non ci furono lamentele perché il Comune ha sempre altro a cui pensare.

continua...

su di me

La mia foto
Ariano Irpino, Avellino, Italy
Antonio Oliva è nato nel 1985 ad Ariano Irpino (AV). Ha partecipato a numerosi progetti teatrali e musicali. Nel 2009 si laurea in Lettere Moderne e nel 2012 in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Dopo diverse esperienze nel 2015 si abilita all'insegnamento presso lo stesso Ateneo. Ha lavorato a Roma e Bergamo e vive itinerando.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
BlogItalia - La directory italiana dei blog

Category List

Lettori fissi

Modulo di contatto

Nome

Email *

Messaggio *