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da una piccola idea

Luna quasi piena,
un'altra notte se n'è andata,
aria fitta entra ed esce,
scompensi equilibri
banali ma che vanno,
sabato non pagato,
la notte aggiorna l'abaco
scolastico se vuoi,
errori non commetto,
solo etimologie
e se salterà fuori
che ho già scritto tutti questi versi
prendeteli per buoni prego,
sono idiozie
scritte da un malato
malandato fuori dalla solita osteria,
non ho pretese accese,
solo alcol nelle vene
e sabbia tra i capelli,
vittime e carnefici
dell'uomo sono gli uomini
che ululano senza sosta,
ululano e basta,
non sanno lavorare
per pochi cambiamenti,
pochi ma essenziali cambiamenti
che ti escono dai denti.

Notte fantastica,
ti ho vista per le scale,
appuntamento al nostro solito café,
un'altra notte sprecata,
un'altra se ne va,
suggerisci ambrosia
o forme d'isteria
difficili a quest'ora,
no, non conterebbe
se tornassi a casa mia,
qual è il Filo, quale mentecatto
maledetto sputerebbe?, su, voi gentili,
apparecchiamo il desco
prima che mi ancori ancora su me stesso.

Grazie, grazie, stavolta a ragione,
sono io, me stesso, la mia stessa ispirazione,
dice che dovremmo esser solidali,
ma io vedo solo polvere e punte di stivali,
in caso d'emergenza
non venite qui,
andate da quel tipo che
dice "Volo abitualmente".

Mi distruggo almeno
ma per un motivo,
cade il coltello
solo per la penna,
ringrazio i precettori,
solo i migliori,
cerco un distico che tiri,
girami uomo morto.

La vita questa sera
può anche non avere senso.

ariano 30.12.12
a

Parigi, Pont Marie
Saprò meritare
il tuo rintocco,
un bacio sotto un ponte,
un desiderio sulla Butte,

uguali come tanti autogrill
in cui s'invecchia più in fretta,
inutili in fila senza la strada,
cercate un posto al sole nella tempesta,
invano
riscrivete la parola paura nel nostro vocabolario.

Per uno dei nostri piccoli giochi son rinato,
sogno,
ora cingiamo d'assedio
la realtà che vacilla,

figura etimologica non sono,
il senso corrode il muro del suono.

parigi, più o meno
autunno 2012
a

Sono stato scagliato
su questa palla
da cui posso scivolare
e cader giù
in ogni momento
senza chiederlo.

Sono entrato fuori tempo
con il basso sbagliato,
sono stato messo alla porta
da un piede senza diritto di calciare.

Ho visto asini scotennati
da persone senza cervello,
noi portatori d'acqua
del mondo d'Occidente,

colti di una cultura sbagliata,
divertenti belli e inutili
e colti in fallo,
simpatici,

nel mondo della banalità,
del regresso della tecnologia,
nell'era del progresso.

Bimba dorata,
bimba sognata,
tutti i giorni
tu mi salvi.

da "il federiciano 2011" (aletti)
anni napoletani
a


Poco lucido, ubriaco,
traggo fuori la mia essenza,
provo a fissar tutto su carta,
pace, amore, anni ottanta,
concedimi un altro po’ di tempo,
in cui pensare a te, sempre,
che se non ti penso una volta
mi sento cattivo,
e ti squilla il cervello
per quanto ti penso,
ché ogni cosa la faccio per te,
non siamo solo quello che resta,
lo sai,
non siamo solo baci in piazza,
non siamo solo saluti e cazzate,
e neanche solo pezzi di noi,
bottiglie, sigarette, pacchetti, fazzolettini,
noi pulsiamo di erotica lava,
ci completiamo come Yin con lo Yang,
guardiamo un vecchio
che balla
da solo
una vecchia tiritera
che a suo tempo era ribelle,
e non lo so
se un giorno o l’altro
saprò essere alla sua altezza,
ebbrezza di vita
con noi gira la notte,
e non mi interessa
quasi alcuna questione
se sto con te
e lavoro forte
per raggiungere
l’arcobaleno.


da "frantumi"
ariano estate 2009
a


per Taranto

Restituisci la vita,
ti prego, non c'è molto tempo,
lo so che è strano, ma ascolta,
se prego, della preghiera il motivo...

Vieni, ti porto nella terra
delle alte antenne sanguinanti,
mostruosi brontosauri biancorossi bruciano,
il bellissimo Golfo piange,

non la ricordi, eppur tu la creasti
la villa paradiso del villano,
ultimo tratto di classifica,
pannelli che riflettono speranze.

Quando sei nata pensavi che ti offrivano
alle voragini di un benessere lontano?
Ospitali Elladi e conchiglie
in un bacio bloccato
su una riva che muore.

Chiedo vita e vita non può dare
nemmeno un sorso del tuo vino,
ti prego dentro una tromba d'aria,
incurante, tremendo amor divino.


ariano autunno 2012
da "alibi, l'altrove letterario" (marginalia)
da "mille voci per alda" (ursini)
a



quando pensai seriamente di smettere e un dolce gioco d’amore mi dissuase

Il paese dorme
nella calda nebbia
e anche tu hai affrontato questo sentiero.

Un uomo
mi guarda dallo specchio
pronto per l'uso
ogni tanto.

Il buio non si fende,
la paura si spande,
tutto il mondo canta
nell'Italia anni novanta.


da rivista "cultura e dintorni" n.8-9
ariano novembre dodici
a


A volte non la pensi così,
così ti senti,
è questo il dramma dei mulini a vento,

voliamo
verso un nuovo posto
da valorizzare.

E' molto più bello il riflesso
dell'immagine,
dimmi perché per volerci bene
dobbiamo stare lontani.

dall'antologia "l'indice delle esistenze - le passioni" (aletti)
a

La bianca cappella di nord-ovest
indica sempre la stessa guida,
ecco, io posso solo riflettere il sole
come i monti che tendono al cielo
e provare a prendermi il bene
quando spingo queste parole
in un domani lontano
che rimpiange questo momento
come vecchie preghiere di quando sei piccolo,
un buon trucco,
attraverso lo specchio,
ma sei sempre tu quella che incontri
e ti taglia le carni,
un paesaggio marino può allettare,
salverai il mondo con una figura retorica,
ma quella magia era davvero l’ultima,
ora ho smesso di vedere vita che non c’è,
se semini vetro raccogli frantumi,
credevo saresti rimasto con me,
invece sei tutto il ciarpame che combatto
in una battaglia persa in partenza.

da "il tiburtino" (aletti, roma 2012)
diamante estate 2011
a


Noi voliamo,
lo abbiam sempre fatto,
in mezzo alle avversità,
così profumiamo
di adrenalina
e la noia non ci fa sfiorire.

Un po’ come se cadessero
grosse pietre infuocate dal cielo,
io non credo che andremmo a nasconderci,
credo invece che ti stringerei,
proprio come quei due ragazzi,
quei due semi-sconosciuti,
nel turbine,
nel bar,
dietro un’università,
lo sai
che si stanno ancora baciando?

da "frantumi" e "cultura e dintorni" n. 4-5 (roma 2011)
ariano estate 2009
a

ciao vita da Agglomerato

Bianco su nero scrivo
e una chitarra suona come sempre.
Guardo la luce
e la falena non c'è più,
segno del tempo
che senza posa
inganna la forza.

Formiche avanzano in fila ordinata,
il pipistrello vola dibattendosi solo.

Riuscirò,
vecchio balcone,
a guardare la città attraverso te?

Tu la sfiori appena,
leggero,
io le ho strappato vicoli dalle viscere
e mi ha schiacciato il ventre del mostro.
E resti tu.

napoli
19 ottobre 2012
a + f

L’arabo felice
chi lo capisce?
Non vuole regole
né canovacci,
quelli li lascia
agli esattori
della miseria,
si barcamenano,
non hanno tempo,
non passano mai
accanto al cactus,
sotto l’acacia,
non sentite il creato che gioca a shangai?

Lui vuole solo
un momento di gloria,
soddisfazione
che resista al buco
che ha nell’anima,
e restare qui con te,
perché ora so chi sono,
sono finitezza ambulante,
ma dentro ho un’intermittenza di eterno,
io sono l’arabo felice,
e se muoio, poi rinasco,
io sono la fenice.

da "frantumi" e "le pagine del poeta" (pagine, roma 2010)
estate 2009
a

Parlano del buco dell’ozono,
ma il buco più grande
ce l’ho nello stomaco,
chi si prenderà cura
di questo gigante
che piange lacrime
piccole piccole?

Sono pessimista
per formazione,
sono diffidente
per appartenenza,
vidi la vita,
le chiesi quiete,
mi ritrovai all’addiaccio
con un solco profondo
sul cuore
da cui sgorgano
fiotti di versi
di ogni colore
mentre non dormo,
tutti diversi.

Poi guardai te,
ti chiesi amore,
senza remore,
tu mi abbracciasti.

Gode il diavolo
dentro il vulcano,
ché tra di noi
c’è chi non mantiene
terre promesse,
invidiose lasse
senza far nomi,
ché tra di noi
c’è chi lo batte.

Ma finché avrà vita
l’ultimo alito d’innocenza
saremo liberi,
piccola mia,
non i suoi schiavi,
e saremo quelli di oggi
con la purezza 
dei ricordi di ieri.

da "frantumi"
inverno 2010
a

Cetara
Immaginare
che tra i miei capelli
ci sia ancora
il mare,

come quella volta
sulla spiaggia
quando misurai
quanto dista
il bagnasciuga
dall'inizio
del cielo.

Torneremo
alla cascata
a guardare
i fichi d'India?
Parleremo
un'altra volta
di canzoni
sulla panchina?

da "il federiciano" (aletti, roma 2010)
a


Dipinti secchi su pareti vecchie,
relax in quel caldo agghiacciante,
nobile perché amica della gente,
non un solo no,

capelli fino a terra e fino al cielo,
nuotavo dentro i laghi dei tuoi occhi,
più piccola di una goccia di rugiada,
non andare via…

Mastico
la spina
nel mio fianco,
mi manchi
e penso
forse io ti manco,
chissà
quando ci rivediamo,
non temere,
meglio di prima,
stasera, un passo,
dodici anni fa,
credevo non ce l’avrei fatta,

quando
nella chiesa sul mare
abbandonato
a malincuore
ritornerò a pregare,
angelo ancòra
tra l’àncora e la croce.

ariano
marzo 2012
a


Napoli, centro storico
Passeggia la sera
nella mia città,
solo allora comincerai a capire
l’armonica ferita aperta,
che forse non hai aperto,
ma che di certo non contribuisci
a chiudere,

passeggia la notte
nella mia città,
ci troverai
il mondo che giri
con costosissime vacanze,
un sorriso
e tante cose buone.

Non fuggire dalla tua ombra,
lo fa già
tutto ciò che ti circonda.

da "frantumi"
ariano estate 2009
a


Benevento, Hortus Conclusus
Benevento e tu, tutto il mio amore.

Festa del sole
nel sole che guardi,
festa di un milione
di milioni di sbarchi,
non penso che il tempo
riesca ad entrare,
festa soltanto
qui con te.

Sai,
il tempo passa,
ma Lei non lo sa,
lì le cose
succedono per sempre
e l’eternità
soccombe a un bacio
perché l’hortus è chiuso
ma noi possiamo entrare,
basta lasciare il tempo
oltre il muro,
fuori dal cancello,

me l’ha detto Lui
con voce di fatina
di tutti i momenti felici,
Stellina richiama al silenzio come un film
secoli di Duchi, Principi e Papi,
proclami medievali e ceralacca,
fibule longobarde con sigilli d’oro.

Com’è possibile
fare sempre lo stesso giro
e arrivare
dov’era la partenza?
Danzano i tessitori sotto l’Arco
dove avremmo ritrovato i nostri anelli.
Guardami,
io ricordo perfettamente
tutto quello che accadrà:
il Vento porta nel mondo
la voce di un Poeta,
il Tempo passa
e il Poeta muore.

Muore?
Gladiatore sannita attende
l’ora dell’oblio che non arriva
a cavallo
né in carrozza senza cavallo,
siamo già dentro per mai più uscire,
stasera la luna è più calda del sole,
la koinè non offusca più i dialetti
come questo lampione le stelle
su cui poggia la controversa chiesa egalitaria
dopo templi egizi e dominatrici di serpenti
qui, tra fiamme e acqua santa nella pietra.

Godete
se la rete si gonfia,
ebbre di nettare
volate
sulle alte scope
tra rami e antenne,
aquile più non temete,
non più croci,
sulla nostra storia
solo luce,
acqua e luce.

ariano 24 giugno 2012
a

su di me

La mia foto
Ariano Irpino, Avellino, Italy
Antonio Oliva è nato nel 1985 ad Ariano Irpino (AV). Ha partecipato a numerosi progetti teatrali e musicali. Nel 2009 si laurea in Lettere Moderne e nel 2012 in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Dopo diverse esperienze nel 2015 si abilita all'insegnamento presso lo stesso Ateneo. Ha lavorato a Roma e Bergamo e vive itinerando.
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